mercoledì 29 marzo 2017

La vera faccia di Santo Domingo



Martedì 21 febbraio 2017
Sveglia presto. Si parte alle 6.00 per l'avventura, alla scoperta della zona nord-est della Repubblica Domenicana: la penisola di Samanà.
Fuori dal resort siamo in pochi e ci viene a prendere un van. Ci sono italiani e persone di altre nazionalità. Con noi c'è una simpatica coppia di fiorentini. Lei è sulla sedia a rotelle.
Siamo tutti un po' assonnati. La nostra guida è Michele. Ogni spiegazione la comunica in quattro lingue: spagnolo, italiano, francese ed inglese.
C'è una bella autostrada che porta a Punta Cana. Sta albeggiando.


Quando arriviamo ci sono altre persone già su una corriera ed anche noi saliamo.
La strada è bella è scorrevole.




Attraversiamo una campagna verdeggiante cosparsa di allevamenti di bestiame, piantagioni di palme da cocco, banani, corsi d'acqua. Qui piove spesso e tutto cresce rigoglioso.






Anche noi, siamo sorpresi dalla pioggia.
Durante il tragitto scoppia una gomma al bus.  Per fortuna le gomme dietro sono gemellate e, rallentando, arriviamo al punto d'imbarco a Miches.
C'è un piccolo molo con due barconi che ci aspettano. Sulla spiaggia i pescatori sono intenti a governare le loro barchette e a sistemare le reti.



Prima di salpare ci viene offerto uno spuntino. Saliamo su un barcone e prendiamo il largo per avvistare le balene.
In questo periodo le megattere vengono a riprodursi in queste calde acque.
L'attesa è lunga e le vediamo da lontano. Al largo c'è una moltitudine di barche, tutte lì per questo spettacolo!
Le balene non fanno i salti come sui manifesti pubblicitari dell'escursione, mostrano solamente il dorso quando escono a prendere aria. Vediamo anche una mamma col piccolino.






Col barcone approdiamo all'isola di Cayo Levantado.



E' strapiena di turisti. Un gran via vai di barconi che attraccano sul piccolo molo.
Percorriamo una stradina con baracche di souvenir e arriviamo in uno spiazzo con lunghe tavolate per il pranzo dei vari gruppi. Bei chioschetti colorati vendono cocco, ananas e rum.



Pranzo a base di riso e pollo.


Non abbiamo tempo per la spiaggia. Peccato! Alle 13 dobbiamo riprendere il barcone per andare a Samanà.




Arriviamo a Samanà dove vediamo la vera anima dei Caraibi. C'è poco traffico.
Saliamo su dei "camion safari" aperti e proseguiamo per raggiungere il punto di partenza dell'escursione alla cascata del Limon.



Passiamo per il centro città. C'è un quartiere con case colorate e scolari che tornano da scuola.



Cominciamo a salire su per la collina. Incontriamo diversi negozietti e le abitazioni sono molto povere.





Al nostro arrivo, ci sono già tanti cavalli e accompagnatori che ci attendono.


In una baracca lasciamo le scarpe e indossiamo degli stivali e il casco.
Un ragazzo e una signora ci seguono. Loro ci hanno scelti e saranno le nostre guide!




Ho piovuto da poco ed il terreno è fangoso. I cavalli e i "condottieri" fanno molta fatica. Attraversiamo una zona di foresta tropicale. Percorriamo una pista a fianco ad un torrente con acqua torbida. La vegetazione è rigogliosa.



Dopo una mezz'ora lasciamo i cavalli e scendiamo una scalinata di 200 gradini. Siamo preoccupati per il ritorno! C'è una gran umidità e fa molto caldo.
La cascata fa un salto di 80 metri e c'è già gente in acqua. L'acqua torbida non invoglia a fare il bagno.


Scattiamo qualche foto e siamo pronti per ripartire, ansiosi per la salita, che però, si rivela meno faticosa del previsto. I cavalli ci aspettano.



Riprendiamo il camion safari e facciamo il percorso a ritroso.





Arriviamo al porto e riprendiamo il barcone per Miches.
Lì ci attende un bus locale, un po' scassato, con tendine e mantovane. La gomma della corriera non è stata riparata!


Una simpatica bambina ci saluta.


Con questo bus arriviamo a Punta Cana.  C'è molta di agitazione perchè la nostra guida Michele scende e l' autista non conosce la zona. Dopo qualche giro in tondo, ecco Michele che aveva recuperato un van per riportarci a Bayahibe. Alle 9.00 siamo in albergo, un po' in ritardo sulla tabella di marcia.



giovedì 23 marzo 2017

Saona: la perla di Santo Domingo



Mercoledì 22 febbraio 2017

Saona è la più grande isola del Paese, è un grande polmone verde, una riserva ecologica del Parco Nazionale dell'Est.


Ritrovo allee 8.00 davanti all'ufficio Mariposa. Siamo in tanti. Una piccola passeggiata in fila, come a scuola, e saliamo su tanti van per il porto di Bayahibe.


Due lance ci attendono. Ci imbarchiamo e carichiamo diversi contenitori. Sono con noi Gabriele "il toscano", il fotografo "Maurizio Corona" oltre a ragazzi "dell'equipaggio".
Partiamo a tutta velocità.


Dal mare si vedono, dapprima, i resort sulla costa, poi, la vegetazione del parco Pazionale dell'Est. Facciamo sosta alle Cuevas de Tainos dove la guida ci spiega un po' la zona e le usanze della popolazione Taino.


Il mare si colora di mille sfumature. Siamo i primi ad arrivare alle "Piscine naturali" Uno spettacolo!
L'acqua è bassa e tutti scendiamo a fare il bagno. Dovrebbe essere zona di grandi stelle marine, ma non ci sono. Troppo rumore. Il silenzio è interrotto dalla musica e dai motori delle barche!




Una sosta veloce bevendo anche un cuba libre.
Cominciano ad arrivare altre barche... Costeggiamo l'isola orlata da moltissime palme.


Ci dirigiamo velocissimi  al paese dove scarichiamo i contenitori per il pranzo.


Proseguiamo per il Canto della Playa.


Una distesa di sabbia bianchissima, palme e... una casa privata!






La barriera corallina sembra lì, ma non la raggiungo.  Mi accontento di vedere il fondale con coralli bianchi e formazioni ramificate a ventaglio viola e rosa. Parecchi pesci di vari colori e dimensioni.




Alle 12.30, dopo un'aperitivo, si parte per il paese dei pescatori "Mano Juan".
Mariposa ha una postazione fissa con tavoloni blu sotto le palme e una casetta di legno ad uso cucina e "laboratorio del fotografo".
Pranziamo con riso, pollo e aragoste e frutta locale. Tutto molto buono.


Dopo pranzo facciamo un giro per il paese accompagnati da Gabriele.



Qui vivono 350 persone. Non hanno la luce. Solo qualche pannello solare o generatore.
Tutto arriva con una barca che vediamo ormeggiata al porticciolo. Stanno scaricando delle casse.


Qualche baracca vende souvenir. Ci sono simpatiche donne. Compriamo due camicine hawaiane per i nipotini. Non contrattiamo sul prezzo e paghiamo $ 20.


C'è un minuscolo asilo nido. Sul ballatoio una bimba e una signora. Regaliamo a loro le saponette che avevo portato. Sono felicissime. La bimba annusa estasiata il profumo di lavanda.
Percorriamo una stradina fra case di legno molto "sgarruppate" e rifiuti ovunque.




Un asinello legato ad un palo in mezzo ad un acquitrino.
Arriviamo ad una capanna dove fanno schiudere le uova di tartaruga per salvarle dai bracconieri.


Qui vendono ottimo miele dei fiori locali e olio di cocco. Tutti acquistiamo per sostenere l'economia locale!
Proseguiamo il giro passando tra la vegetazione locale.




Alcuni turisti alloggiano nelle casette di legno colorate dei pescatori.


Riprendiamo le barche e, dopo una decina di minuti di navigazione, giungiamo al Canale di Catuano.


Qui l'Atlantico si immette nel Mar dei Caraibi. E' un labirinto di mangrovie e facciamo un giro per vederle da vicino.





Proseguiamo per un'altra sosta alle Piscine Naturali. Una moltitudine di barche affolla la zona. Il cielo si è fatto più nuvoloso.


Abbiamo mangiato da poco e non c'è una gran spinta per fare il bagno. Noi non scendiamo. La maggioranza delle persone scende rimanendo in piedi a bere cuba libre. La musica a tutto volume a ritmo di salsa e merengue.
Si fa ritorno pensando che questo paradiso ci rimarrà nel cuore!