lunedì 17 novembre 2014

Cimitero storico monumentale di Bologna

Domenica 9 novembre


Bologna continua a stupirmi! Franco ed io ci siamo iscritti ad una visita guidata alla Certosa di Bologna dell'800 con un gruppo di Persiceto guidato da Miriam Forni.
Ritrovo alle ore 15.00 davanti alla chiesa. Puntuali cominciamo perchè alle ore 17 la certosa chiude e comincia a fare buio.
Il cimitero della Certosa di Bologna venne fondato nel 1801 riutilizzando le strutture del convento certosino edificato a partire dal 1334 e soppresso nel 1796. 
Iniziamo dalla chiesa di San Girolamo. Alle pareti spiccano dipinti dedicati alla vita di Cristo, realizzati dai principali pittori bolognesi della metà del XVII secolo.


Molto bello è il coro di legno intarsiato ai lati della chiesa.


Di fianco alla chiesa principale c'è una bella cappella.



All'esterno è un susseguirsi di chiostri e portici, come in una città. In effetti veniva chiamata "La città dei morti". Nel terzo chiostro, di gusto neoclassico, si vedono le prime tombe dipinte e quelle in stucco e scagliola.



Dalla metà dell'800, le più belle, sono in marmo e bronzo. 









Il complesso è il risultato di una articolata stratificazione di logge, chiostri ed edifici che man mano sono stati aggiunti negli anni. 
Nel cimitero sono ospitate alcune figure importanti per la storia locale e nazionale, tra cui il politico Marco Minghetti; 


il  poeta Giosuè Carducci, alla cui destra, ora riposa Lucio Dalla.


Di grande impatto è l'area dedicata ai caduti.


Non pensavo che questo luogo, fosse così esteso e monumentale. Tantissime famiglie bolognesi note e meno note, hanno la loro tomba.
Nel ritorno, prima di uscire dall'area monumentale, passiamo dal primo chiostro a sinistra dell'entrata e mi soffermo davanti alla tomba della mia famiglia dove riposano i nonni paterni assieme a due sorelle del nonno.


La visita si è conclusa, ma è mia intenzione tornarci per vedere altre zone come quella liberty o quella dedicata ai caduti in guerra. Mi dispiace solamente che tutte queste opere di grande valore artistico siano lasciate al degrado e non vengano ripulite. 




lunedì 10 novembre 2014

Un sabato a Padova

Sabato 1 novembre
Cogliamo l'occasione di andare a Padova a vedere la mostra di Corcos " I sogni della Belle Epoque" e il nuovo orto botanico.
Percorriamo l'autostrada e verso le 10.00 siamo già a Padova. Parcheggiamo l'auto vicino a Prato della Valle. E' una bella giornata di sole e passeggiare è piacevole. Nella caratteristica grande piazza ellittica del '700 è allestito il mercato settimanale e curiosiamo tra le numerose bancarelle.
Poco distante c'è l'orto botanico universitario (il più antico al mondo) e il  giardino della biodiversità.


Si ha accesso alla parte storica risalente al 1545 con una struttura circolare e, nelle tante aiuole, crescono diverse piante medicinali e piante autoctone. 
Cancellate e cancelli in ferro battuto dividono le varie zone. Diverse fontane sono collocate ai lati del quadrilatero esterno. 

Un sentiero ci porta alla parte moderna dove c'è la nuovissima serra inaugurata a settembre.
L'edificio ha un effetto estetico molto bello e l'impatto ambientale viene esaltato tra il contrasto del moderno e l'antico della chiesa sullo sfondo. La luce e il calore naturale entrano nella serra e tutto è studiato con soluzioni tecnologiche e progettuali al risparmio energetico ed idrico.
Le piante sono suddivise secondo diversi ambienti: foresta tropicale, subtropicale, clima mediterraneo, deserto, ecc. Sono più di 1300 le specie  che fanno parte del progetto di biodiversità.












Otre alle piante e l'ambiente, c'è la zona delle piante e l'uomo. Pannelli esplicativi raccontano come le piante siano fonte di sostentamento e rimedio per curare malattie, alleviare la fatica o materia prima nella costruzione di oggetti, strumenti, abiti, imbarcazioni, carta, ecc.
Una passeggiata sotto i portici del centro cittadino e arriviamo a Palazzo Zabarella.

Non conoscevo la pittura di Corcos e attraverso i suoi dipinti ho potuto godere della sua pittura attenta, meticolosa, dove i materiali sembrano reali. 
E' contemporaneo di De Nittis e Boldini, a cui si ispira. 
Dipinge quadri anche di grandi dimensioni e bellissimi ritratti di signore dell'epoca ambientate in interni o in paesaggi parigini. La pittura en plain air è evidente nelle vedute marine di Castiglioncello.  
In mostra sono presenti anche dipinti di altri pittori dell'epoca.
Rimango estasiata difronte ad un quadro di Ettore Tito "Bolle di sapone". 

Subito mi documento su questo autore dell'800.
Verso l'una usciamo dalla mostra e andiamo a pranzo in un'osteria tipica lì vicino "Nane dea Giulia". Il posto è tipico, poco illuminato e la scelta è tra pochissimi piatti. Optiamo per un risotto zucca e salsiccia e mezze penne ai pomodorini con ricotta salata. Il vino rosso era fresco e leggero, ma il risotto scotto e la pasta normalissima. Non ci torneremo più!
Lungo il percorso di ritorno visitiamo i luoghi caratteristici della citta: Piazza delle erbe, 

Il caffè Pedrocchi,
la basilica di Sant'Antonio

anche all'interno
e il chiostro.
Torniamo alla macchina per andare in un borgo medievale sui colli Euganei: Arquà Petrarca.
Francesco Petrarca scelse questo posto per trascorrere serenamente i suoi ultimi anni. 
Dall'alto del borgo si gode un bel paesaggio sui colli Euganei.
Viuzze strette tra case medievali salgono verso la parte alta del borgo. Ma Arquà Petrarca è famosa per le sue piante di giuggiole che crescono ovunque per l'ottima posizione delle colline soleggiate. 
Con questo frutto autunnale viene fatto un ottimo liquore dolce  "brodo di giuggiole" che può essere bevuto sia freddo che caldo. 
Anche numerosi melograni adornano, in questo periodo, i giardini di Arquà con i loro colori vermigli e i frutti sono in vendita.




lunedì 3 novembre 2014

Cantucci alle mandorle

Questa ricetta me l'ha data la mia amica Maura, ottima pasticciera! Sono i classici biscotti secchi alle mandorle, tipici della Toscana. Con questa preparazione inauguro la mia nuova impastatrice!

Ingredienti:
- 3 hg. di farina
- 1,50 hg. di zucchero
- 1/2 dose
- 2 uova
- 2 hg. di mandorle con la pelle
- un bicchierino di anice

Preparazione:
Nella ciotola dell'impastatrice metto la farina, lo zucchero, le uova, il bicchierino di anice e la dose. Inserisco la frusta piatta e seleziono la velocità 4. In pochissimo tempo ottengo un bellissimo impasto. Tolgo la ciotola e all'impasto aggiungo le mandorle. Su di un piano infarinato faccio tre filoncini che dispongo sulla leccarda rivestita di carta da forno. Inserisco in forno già caldo a 180° per circa 25 minuti. Ancora caldi, taglio i filoncini a fette inclinate e li rimetto un po' in forno ad asciugarsi.

Li lascio raffreddare e generalmente li dispongo in sacchetti ben chiusi in modo da poterli conservare a lungo. Così confezionati sono anche dei graditissimi regali!